mercoledì 3 settembre 2014

Rientro

Succede ogni volta, da 30 anni ormai. E ogni volta è uno strazio.

Il rientro dalle vacanze è sempre stato un trauma per me, fin da quando si passava dal paesino sperduto alla casa di città (distanza massima: 1 ora).
Adesso che cambiano addirittura stato, lingua e clima, figuriamoci come mi sento: le funzionalità neuronali si obnubilano e non posso fare a meno di osservare un oggetto a caso e pensare "lo avevo messo lì poco prima di partire". E giù di lacrime.
In fondo il problema risiede solo nella mancanza di quell'aria tutta speciale che si avverte durante le vacanze: mille persone intorno, ognuno con un programma diverso e tanti impegni da conciliare e poi si finisce a non fare nulla. 
Quando si è in vacanza, i giorni non contano più e anche gli orari iniziano a perdere di importanza. 
Così ti trovi a pranzare alle 15 e a fare pennichella fino alle 18.
Ridi pensando a quel momento lontano in cui dovrai tornare ad un minimo di regolarità.
Finché non ti accorgi che i giorni a disposizione sono finiti e il momento di rifare le valigie è arrivato.
Siamo di nuovo a casa, si torna a fare le persone serie.
Almeno fino a San Martino...


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