domenica 4 maggio 2014

E che sarà mai?


"Gioia, invitiamo il mio collega e la moglie a cena, questo sabato?"
"Certo!" E che sarà mai?

Quando imparerò a non sottovalutare le situazioni?

Da quando viviamo in Germania, ci è capitato di avere amici a cena ma per lo più in maniera inaspettata. Due spaghetti alla buona, un bicchiere di vino e tante chiacchiere.
Un invito a cena ufficiale, però, rappresentava davvero la prima volta.
Non posso certo definirmi una cuoca provetta (oddio, anche la parola cuoca è eccessiva) ma ho quei due o tre piatti forti che riservo proprio per queste occasioni.
Uno di questi è la pasta all'uovo con il ragù.
E l'ultima volta che l'avevo preparata per un pranzo con amici ci trovavamo a Modica.
Tutto liscio, all'epoca, perché nella città dei Conti ero munita di stigghi*: macchina per la pasta e superficie fissa.  
"E che sarà mai?" e via, anima e, soprattutto, corpo nella preparazione della pasta all'uovo.
Chi ha confidenza con tale preparazione sa bene che una delle caratteristiche fondamentali, oltre all'odore inebriante, è l'elasticità: la stendi con il mattarello e lei si ricompatta.
E la ristendi.
E si ricompatta.
E la ristendi.
E, la maledetta, si ricompatta.
Con la macchinetta per stendere la pasta avrei finito il lavoro in 10 minuti.
Armata di solo mattarello, invece, ho seriamente rischiato una lussazione alla spalla. Tra l'altro dovevo impastare e stendere su un rettangolo di fodera plastificata non fissato al tavolo e che si spostava ad ogni movimento. Quindi lo tenevo fermo con le gambe. 
"Un pacco di pasta qualsiasi acquistato nella bottega sotto casa, oh no, sarebbe stato troppo facile" mi dicevo più o meno al secondo pezzo di pasta.
Mio marito, nel frattempo, mi nutriva infilandomi pezzi di pane tostato in bocca e guardava film in tv.
Ho iniziato a lavorare al minuto 00:05 di X-men e ho finito a circa metà di MIB 3.
Pasta disposta ad asciugare su teli piazzati sul divano e a ninna.
Il giorno dopo mi accingo ad acquistare il tritato per il sugo (non prima di aver messo in salvo la pasta dalle regali terga dei miei addormentati figlioli).
Vado in centro con la macchina e decido di stampare un biglietto parcheggio di solo mezz'ora.
"E che sarà mai, Karstadt è qui dietro, vado, compro e torno".
Il Veni Vidi Vici però non era decisamente nei miei astri.
10 minuti sono volati via semplicemente aspettando che la signora prima di me venisse servita. Le occorreva solo una misera fettina di lonza di maiale ma nessuno dei due ragazzi al bancone era in grado di tagliarla. 
Hanno dovuto aspettare l'arrivo dell'unica competente: un' ultracinquantenne con un inizio di Parkinson.
"Cominciamo proprio bene".
La restante mezz'ora è trascorsa guardando con nervosismo crescente la macchina per macinare che si bloccava, che veniva smontata, lavata e riassemblata.

Per fortuna il resto della giornata è proseguito come da tabella, con cena pronta mezz'ora prima dell'arrivo degli ospiti e promessa al pargolo mantenuta: tre quarti d'ora di gioco insieme.

Ultimo appunto della giornata, prima di chiudere gli occhi e sognare inseguimenti di tagliatelle: portare in Germania la macchina per la pasta!



*Termine tutto siciliano che identifica gli attrezzi del mestiere.

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